Sono 211 i licenziamenti di Yoox che fanno tremare l’Italia. Se a finire ko è un’azienda leader cosa devono pensare le altre? Scopriamolo insieme.
Diventa molto interessante andare ad approfondire un discorso che merita alcuni spunti di riflessione. Cerchiamo dunque di capire cosa è accaduto.

Una situazione paradossale per un gigante dell’ecommerce ideato dalla mente di Federico Marchetti nel 2000. Il punto di non ritorno è segnato a pochi mesi fa quando dopo 24 anni di gestione l’italiano ha ceduto l’azienda a una piattaforma tedesca, MyTheresa.
Qui si è cambiato progettazione e si è puntato sulla fusione con The net-a-porter group. Un database dei grandi marchi di moda che hanno però frenato rapidamente vivendo un’involuzione che nessuno si sarebbe potuto aspettare e che ha portato a una serie di licenziamenti impossibili da accettare.
Ed è così che il mondo si è fermato per alcuni che hanno dovuto riprendere in mano la propria vita e ricominciare totalmente da zero.
Il caso Yoox
Il caso Yoox si può analizzare da vicino grazie alle parole rilasciate da Alessandro Trapezio al Corriere della Sera. Questi è un fotografo di 43 anni che lavora con l’azienda in questione per 18.

L’uomo ha raccontato il momento in cui è arrivato l’annuncio dei 211 licenziamenti e ha spiegato: “Quando è arrivata la comunicazione è stata una doccia fredda. Poi però, anche da rappresentante sindacale della Cgil, la sensazione che qualcosa non andasse era evidente. E non da qualche mese, ma da qualche anno”.
Parole difficili che si legano a un mondo che si è fermato: “Ci sono colleghi che piangono disperati, quelli che se lo aspettavano e chi farà di tutto per tenersi il lavoro con le unghie e con i denti. Ma non è che negli ultimi anni fosse tanto agevole. Erano partite vertenze, siamo in stato d’agitazione da più di un anno. Il clima è diventato opprimente, molti sono andati via. Sembra Squid Game, so che il mio comparto verrà dimezzato. Siamo in 17, andranno via in 9. Non c’è stato rinnovamento tecnologico e di idee. Forse il fondatore Federico Marchetti ha venduto nel momento giusto, quando la nave stava andando verso l’iceberg”.