Aleksievič, Ishiguro ed Ernaux: sfioriamo i tre taglienti vertici di un triangolo epistemologico della memoria

Tre autori negli ultimi anni, attraverso percorsi diversi, hanno cercato di scavare in quel substrato emotivo e psicologico generato dagli eventi collettivi.

Mettendo da parte i luoghi comuni e le frasi fatte, che pure inevitabilmente si accompagnano a questi accadimenti, questi scrittori hanno tentato di documentare ciò che oggettivamente non è documentabile. Hanno cercato di tracciare qualche appunto su quella verità intima e assai spesso contraddittoria che l’essere umano avverte di fronte alla Storia.

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Il Novecento è stato il secolo delle ideologie che pretendevano di saper organizzare il mondo e invece sono state colossali macchine di massacri. I tre autori operano un utile smantellamento di queste narrative totalizzanti ed assolutistiche.

Svetlana Aleksievič chi sono

Svetlana Aleksievič si occupa di demolire il mito sovietico. Sentir parlare di sforzi bellici non appare come retorico e ripetitivo se bypassiamo le stanze fumose dei Generali e ascoltiamo le voci delle donne.

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Qui non si celebra l’intervento in Afghanistan ma si racconta di brutalità senza senso e senza una traccia che permetta una decodificazione. Meri baratri spirituali ed umani attraverso un interminabile serie di lutti da parte di madri. Aleksievič utilizza un coro polifonico dove la verità non esiste ma dallo strazio del collage di voci emerge una contraddizione che dobbiamo accettare come il miglior sostituto possibile ad una verità facilmente digeribile.

Kazuo Ishiguro e Annie Ernaux

lo scopo di questa autrice è quello di (per sua stessa ammissione) ridurre la Storia all’essere umano. Per questo la sua opera appare titanica, perché la Storia non è altro che un criminale coacervo di ipocrisie e forzare lo sguardo giù fino al dolore del singolo è difficilissimo anche e soprattutto per nostra sistematiche disabitudine a farlo. Ishiguro invece si concentra sulle narrative culturali ma anche personali.

I suoi personaggi si autoingannano continuamente e raccontano un’infinita serie di bugie ben affastellate come narrative personali totalmente mendaci. Questo è il loro unico strumento per mascherare un abisso di dolore e la malinconia senza rimedio per le opportunità mancate.

Anche in questo caso il protagonista è il rapporto tra l’uomo e la Storia ma la Storia di Ishiguro è soltanto un ammasso di continue mistificazioni da parte degli stessi protagonisti. Ernaux ci svela che non siamo autonomi e sovrani neppure nella nostra vita.

Il suo acume tagliente e doloroso scopre una memoria personale mai libera ma che deve sempre fare i conti con dei vincoli imposti collettivamente. In questi autori è difficile trovare un filo di consolatoria speranza ma è quasi entusiasmante scoprire il coraggio con il quale si avventurano nelle angustie delle meschine vergogne che fanno da calco alle bugie che tutti singolarmente e collettivamente ci raccontiamo per andare avanti.

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