Due articoli pubblicati ultimamente riflettono sul concetto di mostro e ci fanno scoprire quanto sia problematico nella nostra epoca.
Il primo testo che citiamo è “Il mostro è un paradosso” di Marco Tedeschini. Pubblicato su una rivista accademica di filosofia, questo articolo esplora l’evoluzione del concetto di mostro. Tedeschini ricorda che il mostro tradizionalmente venisse inquadrato attraverso uno sguardo integrale, cioè una visione più ricca e complessa che lo vede come un qualcosa che eccede rispetto all’ordine naturale.

È a partire dal XIX secolo che le cose cambiano e il mostro viene guardato attraverso uno sguardo disintegrato. Questo sguardo disintegrato interpreta il mostro contemporaneamente come un essere anormale dal punto di vista percettivo e paradossalmente normale dal punto di vista concettuale.
Il mostro come avvisaglia di problemi nella nostra cultura
Il vero problema è dunque questa disintegrazione che riflette una condizione culturale di frammentazione nella comprensione del mondo. Dunque, il mostro, secondo l’autore, ha una struttura paradossale, ma più che altro è l’occasione di inciampare in tensioni irrisolvibili nella nostra attuale cultura. Riconoscere questa paradossalità nella figura del mostro è il primo passo per superare la frammentazione dello sguardo moderno.

Un altro articolo analizza in modo assai stimolante la figura del mostro, ma questa volta dal punto di vista artistico. In particolare, il racconto “Monstro” di Junot Díaz, originariamente pubblicato sul New Yorker del 2012, viene analizzato attraverso la lente del New Criticism che si focalizza sul linguaggio, sui simbolismi e sulla struttura narrativa.
Entrambi gli articoli spiegano come il mostro sia una metafora di paradosso e alterità e come questa sia una figura liminale che sfida le categorie rigide e in realtà ci mostra le carenze dello sguardo della nostra cultura.
Perché cerchiamo il mostro?
Affannandoci a cercare il mostro in realtà tutto ciò che cerchiamo è un pretesto per unirci come branco. Per sentirci meno soli e per avere un nemico comune da abbattere. Molto spesso in realtà poi questo nemico è qualcuno che non si può difendere e dunque la ricerca del mostro rimanda soltanto a al fatto che le identità posticce possibili nella nostra società sono soltanto quelle che vigliaccamente hanno come unico collante il prendersela col più debole.
È un meccanismo che vediamo praticamente ovunque e purtroppo è uno dei motori forti delle dinamiche elettorali degli ultimi decenni. Ma questi due saggi ci fanno alzare lo sguardo e ci fanno comprendere come il concetto di mostro al giorno d’oggi presenti problemi piuttosto complessi e non facili da elaborare.
Tuttavia il merito di questi saggi è quello di offrire una riflessione lucida e di essere un possibile punto di partenza per un elaborazione più matura.