È in arrivo un bonus famiglie tra i più desiderati, perché è ormai evidente come proprio le famiglie siano il vero anello debole della nostra società.
I genitori assai di rado possono contare sui nonni, specialmente se per lavoro si sono trasferiti in città lontane da quelle di origine. Pagare colf e baby-sitter molto spesso è proibitivo e quindi bonus e aiuti sociali sono necessari, ma allo stesso tempo appaiono anche inadeguati.
Il decreto legge 30 giugno 2025, numero 95, convertito poi nella legge 8 agosto 2025, numero 118, ha introdotto il nuovo Bonus Mamme 2025. Si tratta di una novità che ha aspetti positivi ma anche problematici. Tecnicamente è un’integrazione al reddito focalizzata sulle lavoratrici madri dipendenti che abbiano almeno due figli.
Il problema è che, al di là delle cose comunicate ai giornalisti e disposte in modo astratto, adesso la palla passa all’INPS che deve definire concretamente le modalità operative e la modulistica da presentare. Innanzitutto, il contributo spetta alle mamme di almeno due figli, che siano sia naturali che adottivi, ma anche in affido.
Il reddito non deve superare i 40 mila euro lordi annui. Per non penalizzare chi è rimasto a casa a causa magari proprio della maternità, l’attività lavorativa deve essere stata svolta almeno per un mese o anche per una frazione di mese nel 2025. Un ulteriore paletto è legato all’età dei figli. Se si hanno due figli, il beneficio è riconosciuto fino al decimo anno del più piccolo.
Se invece i figli sono tre o più, il beneficio sarà riconosciuto fino al diciottesimo anno del più piccolo. Ma è importante fare una precisazione. Quando si parla di bonus con campate così lunghe, bisogna sempre contemplare la possibilità che i governi successivi cambino le carte in tavola.
Questa è una criticità di fondo di questi interventi. Infatti, una mamma può contare su questo aiuto fino a un certo punto, perché se un governo successivo deciderà di modificarlo, ecco che potrà sempre farlo. Quindi, parlare di una campata di addirittura 18 anni è sicuramente qualcosa di positivo, ma va preso comunque per quello che è.
Il bonus concretamente è pari a 40 euro per ogni mese o frazione di mese lavorato nel 2025 e il massimo arriva a 480 euro annui. L’importo viene pagato in un’unica soluzione, unitamente alla mensilità di dicembre 2025, e ad erogarlo concretamente è l’INPS.
La cosa positiva di questo bonus è che è esente da imposizione contributiva ma anche fiscale e non concorre alla formazione del reddito e quindi non va ad alterare l’ISEE. Va dunque considerato una somma assolutamente netta, da non decurtare in alcun modo. Tutto è però a carico delle mamme, perché la richiesta all’INPS dovranno farla loro e non sarà il datore di lavoro a gestire la pratica.
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