In pensione anche oltre i 70 anni e il via libera sui buchi contributivi: le novità positive e negative

Le casse dell’INPS sono sempre più disastrate e dunque i lavoratori italiani temono per la propria futura pensione.

I le compagini politiche sono sempre più disinvolte nel promettere mari e monti in campagna elettorale e poi tagliare quando vanno al potere. Un primo punto da chiarire per comprendere l’attuale situazione è ricordare la circolare 48 del 2025 INPS. Infatti, qui veniva sottolineato come i lavoratori che hanno buchi contributivi hanno la possibilità di colmarli personalmente entro i termini già fissati dalla Cassazione.

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In pensione anche oltre i 70 anni e il via libera sui buchi contributivi: le novità positive e negative- Credit ANSA-innovazioneconomia.it

Questo è intrinsecamente positivo perché c’è la possibilità di andare in pensione prima e anche eventualmente con importi più sostanziosi, o meglio, più in linea con il lavoro effettivamente erogato. Ovviamente questo non è un salvacondotto per il datore di lavoro. Difatti il datore di lavoro che non ha versato i contributi resta legato a tutte le conseguenze del caso e non è giusto che il lavoratore debba pagare di tasca propria.

Libertà sui buchi contributivi

Anche se questa è un’ingiustizia, almeno ciò consente al lavoratore di andare in pensione quando avrebbe dovuto. Ma questo impone una serie di considerazioni. Questo intervento dell’INPS è sicuramente fatto con lo spirito di tutelare i lavoratori e di non far perdere loro il treno della pensione.

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Libertà sui buchi contributivi-innovazioneconomia.it

Vi è un’inedita valorizzazione del ruolo del singolo lavoratore che può colmare i buchi autonomamente e questo potrebbe addirittura favorire un anticipo pensionistico e potrebbe anche avere altri impatti positivi. D’altro canto però, è da confermare la previsione di dover lavorare anche oltre i 67 anni e addirittura sino a 70, principalmente nel pubblico impiego o dove vi siano carenze contributive.

Tutto ciò infatti è allineato con le tendenze demografiche e con le proiezioni che indicano la necessità di aumentare l’età pensionabile per rendere il sistema sostenibile anche a fronte del ben noto crollo demografico.

Il consiglio non può che essere quello di verificare accuratamente la propria posizione contributiva, fare tutte le proiezioni del caso e, in caso di ritardi o omissioni del datore di lavoro, agire tempestivamente anche purtroppo pagando di tasca propria.

Ma il mondo delle pensioni anche se può sembrare immobile è in realtà in continua evoluzione grazie principalmente alla Cassazione. Ad esempio la recente Ordinanza numero 23.603 di quest’anno ha sancito che il licenziamento di un lavoratore che abbia superato l’età pensionabile si può considerare nullo se il medesimo lavoratore continua a lavorare e questa prestazione viene di fatto accettata dal suo datore di lavoro.

In sostanza la corte ha stabilito che la semplice maturazione dell’età prescritta per la pensione non basta da sola ad estinguere il contratto di lavoro in una maniera automatica. Dunque il continuare a lavorare e l’accettazione anche implicita del datore di lavoro mantiene in piedi tutti i diritti contrattuali ma anche patrimoniali e ovviamente contributivi del caso.

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