Dal 2024 è partito un nuovo regime agevolativo per i lavoratori impatriati.
Questo regime per la verità piuttosto controverso contempla agevolazioni fiscali per i redditi da lavoro prodotti in Italia da chi rientra dall’estero quando ci sono particolari requisiti di residenza e qualificazione professionale.

Nel riquadro dei redditi da lavoro autonomo, redditi del lavoro dipendente o redditi diversi si devono quindi indicare in virtù di ciò anche gli aiuti cosiddetti de minimis ricevuti. Si tratta di contributi pubblici limitati cioè di basso importo globale che servono a favorire l’attività senza superare un determinato importo.
Come funziona concretamente
Quando però capita che gli aiuti de minimis superino il limite massimo stabilito dalla legge, la parte che eccede dovrà rientrare nel reddito imponibile e di conseguenza sarà tassata in modo ordinario senza sconti particolari. Questo meccanismo piuttosto contorto fa in modo che l’agevolazione fiscale si cumuli con gli aiuti pubblici ma senza esagerare.

Ma vediamo i limiti degli aiuti de minimis: il limite generale per questi aiuti nella UE è normalmente fissato a 200 mila euro spalmato su tre esercizi finanziari anche se per alcuni settori ci sono delle eccezioni. Nel caso dei lavoratori impatriati si deve prestare una particolare attenzione a non superare detto limite.
Una novità del 2025 e che è previsto un uso integrato dei quadri e RE, RF ed RG per l’imputazione corretta degli aiuti. Viene sempre confermato l’obbligo di riportare gli importi dei benefici relativi alla normativa de minimis.
Nel modello redditi 2025, le istruzioni alla compilazione sono state giustamente aggiornate in modo da tenere conto delle nuove soglie e delle nuove modalità di calcolo. Concretamente il regime agevolato prevede una tassazione al 50% per gli impatriati con redditi fino a 600 mila euro annui e dunque una alleggerimento del carico fiscale per cinque anni.
I premi per ricchi fanno male al sistema
Ma questi meccanismi premiali per ricchi fanno bene al sistema? No. Vincenzo Visco (ex Ministro delle Finanze) e Giovanna Faggionato nel libro “La guerra delle tasse” definiscono la tesi dello “sgocciolamento” una “fake news” economica. Spiegano, dati alla mano, come le politiche fiscali stile curva di Laffer non hanno prodotto alcun effetto positivo ed hanno solo incrementato le disuguaglianze.
La Corte dei Conti conferma questo e non dobbiamo dimenticare che la nostra Costituzione impone una tassazione progressiva e non regressiva. I tanti analisti che sospettano che questi regimi siano dumping fiscale se non addirittura un banale regalo ai ricchi, probabilmente hanno ragione.