Si sente spesso parlare di start up ma la vera questione italiana è quella dello scale-up. Le nuove norme italiane del 2025 portano una novità interessante e si spera anche concretamente utile.
Infatti da quest’anno viene estesa la permanenza delle startup innovative nel cosiddetto registro speciale da tre a cinque anni. Dunque non ci si focalizza più (o almeno non soltanto) su questo mitico momento della creazione della startup, ma le nuove norme sembrano più interessate ad accompagnare la crescita delle imprese. Tuttavia la permanenza nel registro speciale ha alcune condizioni.
I requisiti di performance sono più ambiziosi rispetto al passato. Innanzitutto la definizione aggiornata di startup innovative secondo la legge 193 del 2024 richiede che siano imprese, anche micro imprese, ma con fatturato inferiore al 50 milioni di euro.
Il focus prevalente deve essere su sviluppo produzione e commercializzazione di servizi prodotti ad alto valore tecnologico o comunque innovativi. Per riuscire a sfruttare la permanenza fino a 5 anni nel registro innovativo le startup devono soddisfare almeno uno dei requisiti che seguono.
1) possesso di almeno un brevetto registrato. 2) Costituzione di riserva patrimoniale che supera i 50 mila euro tramite finanziamento o aumento di capitale con almeno il 20% di spesa in ricerca e sviluppo.
3) Stipula di contratti di sperimentazione con almeno una pubblica amministrazione o anche una grande impresa. 4) incremento dei ricavi derivanti dall’attività superiore al 50% dal secondo al terzo anno. Incremento di almeno il 25 per cento delle spese ricerca e sviluppo. Qui abbiamo un punto abbastanza critico perché il precedente vincolo era del 15 per cento nei primi tre anni.
La cosa forse più interessante è che le startup possono ulteriormente prolungare la permanenza anche oltre i 5 anni, arrivando a 7 anni totali sentano nella cosiddetta fase di Scale Up. Dunque arrivare a 7 anni non è facile ma queste modifiche puntano proprio a favorire la transizione delle startup verso imprese meno effimere ed esplosive ma più consolidate e maggiormente competitive.
Il fatto è che nel mondo di oggi le startup rischiano di essere dei brillantissimi nani che contendono mercati difficilissimi a giganti impossibili da abbattere. dunque il concetto di scale-up ha la necessità di penetrare nel tessuto produttivo italiano pena una sorta di schiuma quantistica di imprese magari anche brillantissime che poi vengono macellate da un mercato globale che non perdona le piccole dimensioni.
Questi processi sono tutti virtuosi sulla carta ma il vero nemico è la corruzione. Rendere la vita difficile a progetti sani e premiare aziende vuote ma di amici rende anche la normtiva più valida uno sperpero di soldi pubblici.
Per il lettore che voglia avvicinarsi a questo concetto segnaliamo:
“The Overlooked Key to a Successful Scale-Up” di Ron Williams (Harvard Business Review, 2023)
La Bibbia del settore: dai costi di acquisizione clienti alla riduzione delle unità di costo, ogni aspetto è affrontato dal punto di vista pratico con puntigliosità.
“The Economics of Scale-Up” di Benjamin Jones, Javier Miranda e John Van Reenen (NBER Working Paper Series, 2017)
“The Scale-Up Conundrum: Evolving Startups from Founder-Led Growth to Industrial Growth” (McKinsey & Company, 2025)
Tre autori negli ultimi anni, attraverso percorsi diversi, hanno cercato di scavare in quel substrato…
Il mondo della moda piange la figura storica di Giorgio Armani e l'Italia perde un…
Le tre fucine delle nuove mode ma soprattutto delle nuove sensibilità Made in USA. Luoghi…
Marchi notissimi che usiamo tutti i giorni iniziano a proporre negozi completamente privi di commessi:…
Qui in redazione ci siamo chiesti: i pieghevoli sono l'ennesima promessa mancata della tecnologia? La…
A settembre sulle pensioni arrivano soldi e aumenti a vario titolo ma non mancano le…